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Non giudicate secondo le apparenze!

GIOVEDÌ DELLA IV SETTIMANA DI PASQUA

07 Maggio 2020

«A metà della festa»

Lettura del Vangelo secondo San Giovanni… cap. 7 versetti 14-24

In quel tempo. Quando ormai si era a metà della festa, il Signore Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. I Giudei ne erano meravigliati e dicevano: «Come mai costui conosce le Scritture, senza avere studiato?». Gesù rispose loro: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. Chi vuol fare la sua volontà, riconoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso. Chi parla da se stesso, cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che lo ha mandato è veritiero, e in lui non c’è ingiustizia. Non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge! Perché cercate di uccidermi?». Rispose la folla: «Sei indemoniato! Chi cerca di ucciderti?». Disse loro Gesù: «Un’opera sola ho compiuto, e tutti ne siete meravigliati. Per questo Mosè vi ha dato la circoncisione – non che essa venga da Mosè, ma dai patriarchi – e voi circoncidete un uomo anche di sabato. Ora, se un uomo riceve la circoncisione di sabato perché non sia trasgredita la legge di Mosè, voi vi sdegnate contro di me perché di sabato ho guarito interamente un uomo? Non giudicate secondo le apparenze; giudicate con giusto giudizio!».

 

Carissimi sorelle e fratelli,

Vita Nuova!!!

Nel Vangelo di San Giovanni l’insegnamento è riservato solo a Gesù, è lui solo che insegna!

È il Figlio che fa l’esegesi (=la spiegazione) del Padre: per mezzo dello Spirito Santo che “…vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.” (Gv 14, 26) e che  “…vi guiderà alla verità tutta intera.” (Gv 16, 13), ci fa conoscere il Padre e ci insegna ad essere figli, per imparare a diventare fratelli!

Quindi praticamente l’insegnamento è riservato a Dio Padre, Figlio e Spirito Santo e noi siamo i discepoli (dal latino discipulus, allievo, che a sua volta deriva da discere, apprendere; si riferisce a chi studia o si rifà agli insegnamenti di un maestro).

Color che imparano per diventare come il Figlio, nella sua stessa relazione con il Padre, col suo stesso amore verso tutti che è lo Spirito Santo.

Giovanni dice che tutti siamo “teodidatti”, siamo istruiti da Dio.

L’uomo è proprio fatto per accogliere questa Parola che lo fa uomo, anzi che lo fa figlio di Dio. Coloro che hanno invece studiato bene teologia, che presiedono ai vari dicasteri religiosi, della sana dottrina dicono: costui in che scuola ha studiato?

Oggi per noi la cosa è meno importante, forse, perché oggi si cerca di essere originali a tutti i costi. Una volta, invece, soprattutto in campo religioso, chi inventava delle cose si riteneva dicesse bugie, giustamente: non puoi inventare i valori! Da dove li hai presi? Chi te li ha insegnati? Quindi si citavano i maestri, le scuole e uno aggiungeva eventualmente le sue acquisizioni a ciò che era consolidato dall’esperienza.

Quindi si domandano come mai lui, che non è stato ad alcuna scuola, possa sapere queste cose. Riconoscono che ha un insegnamento strano, cioè presenta una nuova immagine di legge, una nuova immagine di Dio, una nuova immagine di uomo e gli chiedono da dove la prende.

E ciò che sorprende leggendo il Vangelo è proprio questo: come mai quest’uomo parla così di Dio, parla così della legge e parla così dell’uomo?

Ma Gesù risponde: “…La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato.”

Da una parte è come se dicesse che non è farina del suo sacco; dall’altra è qualcosa di sconvolgente: il mio insegnamento è Dio, quindi vuol dire che io sono pari a Dio.

Insegno con l’autorità stessa di Dio, mi ha mandato il Padre, insegno chi è il Padre e lo presento nel Figlio.

Per questo appunto mi metto in contrasto con la legge, con la religione dominante, con tutti i poteri che tengono schiavo l’uomo.

È una pretesa altissima!

Non si può prendere di Gesù la dottrina togliendo la persona!

Gesù non ha spiegato quello che era Lui con i fatti e con le parole e proprio così ci ha mostrato quel Dio che nessuno mai ha visto: questo è lo scandalo dell’incarnazione!

Ed è l’unica possibilità di salvezza per l’uomo: che la nostra carne diventi davvero simile a Dio!

E come faccio a capire se è vero questo insegnamento?

Il versetto 17 lo dice in modo molto semplice.

Per capire la verità della sua Parola, per credere a lui è necessaria solo una cosa: “…Chi vuol fare la sua volontà, riconoscerà se questa dottrina viene da Dio, o se io parlo da me stesso…”

Se vuoi fare la volontà di Dio, quel che Dio dice, vedrai che è vero; se non vuoi farlo non saprai mai che è vero.

Quindi credere è un problema di volontà pratica!

Il vero ateismo non è tanto quello teorico ma pratico: “Non credo perché non è nel mio interesse, perché smonta le mie sicurezze, i miei privilegi, il mio potere, il mio modello di dominio sul mondo.”

Così nella Bibbia l’ateo non è quello che non crede in Dio, che nega l’esistenza di Dio. Quello che dice: Non c’è Dio si chiama “stolto” (sinonimi = sciocco, sconsiderato, ottuso, poco intelligente, stupido).

Il vero ateo è quello che sfrutta gli altri e domina sugli altri e prende il posto di Dio e dice: Dio sono io, sono il suo rappresentante sulla terra, vi do io l’immagine esatta di Dio col mio potere e il mio dominio.

Questo è il vero ateo, colui che si sostituisce a Dio, l’altro è semplicemente uno che non ha capito, oppure è una reazione a questa forma di religiosità.

Il problema della fede, quindi, non è intellettuale, non è della ragione, è della volontà, del cuore.

Se il cuore ha degli interessi da difendere, o delle paure che lo bloccano nell’esprimere i suoi desideri più profondi, non è libero per credere.

Per credere deve essere disposto a fare.

In fondo io credo solo a ciò che voglio, solo a ciò che amo e capisco quel che voglio e prima di ogni capire c’è una volontà, un amore.

Perché tu studi e capisci una cosa? Perché ti interessa!

Se sei forzato contro voglia non riuscirai a studiare bene!

Così se ti interessa il fare la volontà di Dio che si è manifestata in Gesù, una volontà ben precisa che si rivela nel Figlio che ama i fratelli, tu capisci che tutte le sue parole, la sua persona sono da Dio e che lui è Dio.

Si dice spesso che la fede è irrazionale, no non è per nulla irrazionale.

La fede nasce da un’esperienza, dall’incontro personale con una Persona: Gesù.

C’è un fare preciso, attraverso cui verifichi che è così: che vivo da Figlio di Dio se credo in lui e sperimento una nuova immagine di Dio, una nuova realtà di uomo e capisco che la vita è diversa. Mentre l’ateismo dal punto di vista teorico è molto dogmatico. Se ci sono il desiderio e la volontà di vita e di felicità, ci saranno pure la vita e la felicità. Se uno ha sete è ragionevole pensare che ci sia l’acqua ed è irragionevole dire a priori che non c’è, devi almeno cercarla.

Quindi dal punto di vista razionale la fede è ragionevolissima più del suo contrario.

Invece è proprio dal punto di vista pratico che si pone la differenza tra il credente e il non credente. E tanti che non sembrano credenti sono in realtà credenti, e viceversa molti che fanno finta di credere e credono intellettualmente, in realtà non lo sono perché non fanno la volontà di Dio, cioè non seguono Cristo.

Sant’Agostino diceva: Si conosce veramente solamente ciò che si ama!

Per conoscere una persona bisogna avere una fiducia iniziale (credergli), altrimenti non mi avvicinerò neanche! Non la potrò incontrare e ascoltare.

Però per conoscerla più profondamente dovrò essere interessato alle sue parole, mi dovrà appassionare la sua vita, le o gli dovrò voler bene veramente, allora avrò una fiducia piena in lei: crederò!

Quindi fede, amore e conoscenza vanno sempre insieme, però il principio è la fede: se non credo non do fiducia, non sperimento mai la verità di quella persona.

E senza una fede ragionevole nella vita uno non può neanche vivere; uno non vive di quel che capisce: vive di quel che desidera, di quel che crede, di quel che spera.

Quel che capisce è solo il mezzo per raggiungere quel che spera, ciò che crede.

Ed è importante che ciò che spero e credo sia ragionevole, non sia stolto.

Gesù dà un altro criterio di verità: quando uno parla da se stesso, cerca la propria gloria e se cerca la propria gloria, sacrifica alla propria gloria qualunque verità, quindi certamente è menzognero.

Chi invece non cerca la propria gloria, costui è veritiero.

Vuoi sapere se uno dice la verità?

Guarda se ci guadagna o meno; se non ci guadagna o addirittura se ci perde, o è fesso, o dice la verità!

Quindi dipende da quel che uno cerca, il valore di ciò che dice.

Il bene è gratuito, se c’è un interesse vuol dire che lo si fa per egoismo!

Sono criteri di verità molto sottili, ma anche molto evidenti e presenti nella quotidianità della vita.

Entrano in gioco nella fede in modo molto inconscio, tanto che uno non si accorge.

In fondo, uno crede quel che crede, quel che gli fa comodo e se gli fa comodo presentarsi come cristiano, lo fa tranquillamente spesso senza chiedersi cosa significhi essere cristiano.

 

Vi abbraccio e vi benedico con tutto il cuore!

Vostro in G. M. G. Don Stefano