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RISUSCITARE!!!

ANTIFONA ALL’INGRESSO

Ricòrdati, Signore, del tuo patto

perché la terra non sia desolata.

Ascolta, Signore, la voce dei tuoi servi

e non lasciarci perire.

  Lettura del vangelo secondo San Giovanni – cap. 11 verseti 1-53

In quel tempo. Un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella, era malato. Maria era quella che cosparse di profumo il Signore e gli asciugò i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, colui che tu ami è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se cammina di notte, inciampa, perché la luce non è in lui». Disse queste cose e poi soggiunse loro: «Lazzaro, il nostro amico, si è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se si è addormentato, si salverà». Gesù aveva parlato della morte di lui; essi invece pensarono che parlasse del riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, affinché voi crediate; ma andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse agli altri discepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!». Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di tre chilometri e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria a consolarle per il fratello. Marta dunque, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risorgerà». Gli rispose Marta: «So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo». Dette queste parole, andò a chiamare Maria, sua sorella, e di nascosto le disse: «Il Maestro è qui e ti chiama». Udito questo, ella si alzò subito e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei, che erano in casa con lei a consolarla, vedendo Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono, pensando che andasse a piangere al sepolcro. Quando Maria giunse dove si trovava Gesù, appena lo vide si gettò ai suoi piedi dicendogli: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora, quando la vide piangere, e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: «Dove lo avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Guarda come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?». Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». Detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: «Liberàtelo e lasciàtelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto. Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

 “Se fossi stato qui, nostro fratello non sarebbe morto…”, dice Marta appena incontra il Signore Gesù sembra quasi con una punta di rimprovero!

Ma quest’affermazione di Marta è in realtà carica di fede! È per questo che aggiunge:Ma anche ora so che qualunque cosa tu chiederai a Dio, Dio te la concederà”

Una fede forte, chiara quella di Marta che si rinsalda ancor di più quando Gesù le domanda: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà. Credi tu questo?”

Ecco la sua risposta: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo»

Una fede quella di Marta che anche di fronte alla morte del fratello, è viva!!! E la rende viva!!!

E io che fede ho, dentro la situazione che, a causa di questo virus, ha sconvolto la vita di tutti nel mondo, nella quale ciascuno si trova faccia a faccia con la sofferenza e la morte?

Per capire in che senso questa storia è decisiva – se la accogliamo – anche per noi oggi, bisogna partire da una osservazione. Anche Gesù di lì a poco morirà e risorgerà da morte. Ma la risurrezione di Lazzaro è di un tipo diverso da quella di Gesù. Gesù risorge in avanti, ad una vita che supera per sempre i limiti di questa vita terrena, la vita eterna!

Lazzaro invece risorge all’indietro, alla vita terrena di prima.

Gesù, risorto, lascia questa terra; Lazzaro vi resta ancora.

Una volta risorto, Gesù non muore più; Lazzaro sa che dovrà morire ancora. Quella di Lazzaro è dunque una risurrezione provvisoria, terrena.

Però viene restituito da Gesù all’affetto dei suoi cari.

È un uomo nuovo, in questo senso sì, “risorto”.

Crede, ha fede con certezza che c’è Qualcuno più forte della morte.

Allora possiamo capire che il Vangelo non è scritto solo per essere letto, ma soprattutto per essere rivissuto!

La storia di Lazzaro è stata scritta per dirci questo:

C’è una risurrezione del corpo e c’è una risurrezione del cuore, dello spirito, dell’anima;

Il Credo, la fede Cattolica, afferma che la risurrezione del corpo avverrà “nell’ultimo giorno”– il giorno del Giudizio finale come dice il Vangelo Gv 5, 25-29 “…25 In verità, in verità io vi dico: viene l’ora – ed è questa – in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e quelli che l’avranno ascoltata, vivranno. 26 Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso anche al Figlio di avere la vita in se stesso, 27 e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell’uomo. 28 Non meravigliatevi di questo: viene l’ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce 29 e usciranno, quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna.

E la risurrezione del cuore, e dell’anima quando avviene?

Può avvenire ogni giorno! Se lo vuoi oggi stesso!

Da tutto questo, e dallo sguardo attento e sincero sulla vita di ogni giorno deduciamo che si può essere morti, anche prima di…morire, mentre siamo ancora su questa terra.

E parlo di due facce della stessa medaglia: se mi manca la fede, quella relazione semplice, profonda e stabile con il Signore dal quale ricevo tutto in dono, anche la forza e la Grazia per affrontare i peggiori momenti della vita…anche la morte, allora sono tutto morto!

C’è in me la morte dell’anima a causa del peccato – e il peggior peccato è proprio la mancanza di fede perché se non mi fido a chi mi rivolgo specialmente quando sto male?

Ma di conseguenza vivo anche quello stato di totale assenza di energia, assenza di speranza, di voglia di lottare e di vivere che non si può chiamare con nome più indicato che questo: la morte del cuore.

Guardiamoci dentro e attorno, quanti morti nel cuore e nell’anima!

A tutti quelli che per le ragioni più diverse (matrimonio fallito, tradimento del coniuge, la malattia di un figlio o di un parente, tracolli lavorativi e finanziari, crisi depressive, incapacità di uscire da una dipendenza) si trovano in questa situazione, la storia di Lazzaro dovrebbe arrivare come il suono di campane il mattino di Pasqua.

Chi può darci la risurrezione del cuore? L’unica che può davvero cambiare la vita personale e della società, Chi me la può donare?

Per certi mali, sappiamo bene che non c’è rimedio umano che tenga.

Le parole di incoraggiamento lasciano il tempo che trovano.

Anche in casa di Marta e Maria c’erano dei “giudei venuti per consolarle”, ma la loro presenza non aveva cambiato nulla. Bisogna “mandare a chiamare Gesù”!

Invocarlo! ChiamarLo in aiuto! Come fanno le persone sepolte sotto una valanga o sotto le macerie di un terremoto che richiamano con i loro gemiti l’attenzione dei soccorritori.

Ma spesso le persone che si trovano in questa situazione non sono in grado di fare niente, neppure di pregare.

Sono come Lazzaro nella tomba.

Bisogna che altri facciano qualcosa per loro! Possiamo e dobbiamo certamente pregare, da cristiani per chi è nella sofferenza ma non è tutto!

Sulla bocca di Gesù troviamo una volta questo comando rivolto ai suoi discepoli:

“Guarite gli infermi, risuscitate i morti” (Matteo 10,8).

Cosa intendeva dire Gesù: che dobbiamo risuscitare fisicamente dei morti???!

Se fosse così nella storia si contano sulle dita di una mano i santi – che sicuramente avevano molta più fede di noi – che hanno messo in pratica quel comando di Gesù. No, Gesù intendeva anche e soprattutto i morti nel cuore, i morti spirituali. Parlando del figliol prodigo, il padre dice: “Egli era morto ed è tornato in vita” (Luca 15, 32). E non si trattava certo di morte fisica, se era tornato a casa.

Quel comando: “Risuscitate i morti” è rivolto dunque a tutti i discepoli di Cristo. Anche a noi!

Vi svelo come si fa a risuscitare un morto, questa sera stessa o nei giorni prossimi visto che non si può uscire quasi per nulla.

Hai un genitore anziano, in casa o all’ospizio? Un amico che è tanto troppo tempo che non senti? Hai qualche cosa di cui farti perdonare da qualcuno?

Forse il suo cuore è morto per il tuo silenzio.

Fai una telefonata di quelle belle! Probabilmente hai risuscitato un morto.

Non ho parlato fin qui, se non di sfuggita, di un caso di morte che è il più grave di tutti (può portare alla morte per sempre!): quello di chi vive in stato di peccato grave, morto nell’anima!

A costoro soprattutto la risurrezione di Lazzaro dovrebbe mettere in cuore il desiderio di risorgere! Anche in questa Pasqua, anche se non potranno Celebrare subito il Sacramento della Confessione.

Tra le opere di misericordia che abbiamo imparato da bambini, ce n’era una che diceva: “seppellire i morti”; adesso sappiamo che c’è anche quella di “risuscitare i morti”.

Coraggio dunque e diamoci da fare! Oggi!

Vi abbraccio e benedico di tutto cuore!

Vostro in G. M. G. Don Stefano