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La storia di Giovanni: quando a germogliare è la solidarietà

Orto e Comunità all’Abbazia di Mirasole

“Ho fatto tante cose nella mia vita, ho conosciuto tante persone, ho visto molti luoghi. E ho imparato tanto, davvero tanto. Come cento vite vissute in una. Ma tra tutte, una cosa che ho sempre amato fare è prendermi cura della terra e di ciò che da lei germoglia e cresce. E questo fin da piccolo, quando camminavo in campagna con mio padre: già sapevo riconoscere tutti gli alberi che incontravamo. Nella natura ci sono cresciuto. Giù in Calabria, da dove vengo io, avevamo vigneti e uliveti e l’orto era indispensabile”.

Lo racconta Giovanni, 80 anni, sguardo intenso, occhi attenti e veloci. Giovanni è volontario dell’Abbazia di Mirasole e proviene dal vicino carcere di Opera, fa parte del progetto di reinserimento che Progetto Mirasole ha attivato con l’Associazione InOpera. A ottobre Giovanni ha festeggiato insieme a noi e alla sua famiglia la semilibertà in un pomeriggio di sole e di gioia.

“A 16 anni sono venuto su a Milano e una delle prime cose che ho fatto è stato cercare un luogo in cui potessi continuare a coltivare l’orto. Così sono andato nel pavese. Pensa che quando mi sono trasferito in Spagna prima ancora di comprare la casa avevo comprato il terreno da coltivare” continua lui scuotendo la testa divertito.

L’orto non è un lavoro, è un riposo per il corpo e per la mente

“Orto e Comunità è stato un bel progetto, e dobbiamo ringraziare Fondazione Comunità di Milano. È stato bello vedere l’orto e il frutteto aperti a bambini e famiglie, far scoprire loro tutte le nostre colture… i bambini poi sono così curiosi e fanno domande che sbalordiscono! In tanti non avevano mai visto i fiori di zucca e le foglie delle melanzane con le venature viola, non so quanto tempo saranno stati lì a osservarle.”

Giovanni, arrivato da noi a novembre 2019, da subito si è preso cura dell’orto e del frutteto lavorandoci giorno dopo giorno con amore e pazienza riqualificandolo e migliorandolo. “All’inizio era una boscaglia, poi col tempo ho iniziato a sistemare tutto. Qui in Abbazia mancava il colore, c’erano pochi fiori. Ma il colore è importante, il colore è vita

Carismatico ed energico, giorno dopo giorno ospiti dell’Abbazia hanno cominciato ad avvicinarsi e unirsi a lui, apprendendo tecniche e segreti. Ed è questo che ha salvato il nostro orto permettendo al suo lavoro di non andare perso, perché con l’emergenza sanitaria e il lockdown, con la chiusura totale, Giovanni non ha più potuto raggiungerci.

– L’orto è così: quando sembra che non c’è niente da fare, è proprio allora che bisogna lavorare il doppio

“Tanta fatica, tanto sforzo per preparare la terra e le sementi, tanta cura, e poi? Perché, sapete, non è che con l’inverno non si lavora più, autunno e inverno sono stagioni cruciali per preparare la semina della primavera. È quando sembra che non c’è niente da fare che bisogna lavorare di più. E poi l’idea che non avrei potuto produrre fresco da donare a Croce Rossa per le famiglie in difficoltà del territorio era davvero terribile”.

Sì perché i prodotti coltivati nel nostro orto sono solidali in ogni loro aspetto: una volta raccolti vengono donati a Croce Rossa – Comitato dell’Area Sud Milano e distribuiti alle famiglie fragili del territorio. “Ovviamente dipende tutto dal periodo. Ci sono volte che riusciamo a donare ogni settimana, volte che bisogna aspettare un po’ di più. È la natura che comanda” dice Giovanni sorridendo. “Pensa che questa estate ogni settimana siamo riusciti a dare circa 50-60 kg di pomodori”.

Ma a marzo l’orto non è rimasto incustodito, perché gli ospiti accolti in Abbazia da Fondazione Progetto Arca hanno proseguito il suo lavoro e, mentre dagli alberi da frutto venivano raccolte le prime ciliegie, le sementi venivano piantate e sono germogliate.

Si è iniziato tardi ma abbiamo recuperato. Qui alla fine si trova tutto, c’è assistenza, collaborazione. L’anno scorso c’era un bosco ora è tutto in ordine

Quando Giovanni è potuto tornare ha trovato un orto rigoglioso e in produzione. Con lui abbiamo aumentato i cassoni di terreno coltivabile, la varietà e la quantità di fresco prodotto.

Con la riapertura sono poi iniziati i laboratori che hanno permesso ai bambini del centro estivo comunale e alle famiglie di conoscere per la prima volta e in esclusiva un luogo solitamente chiuso al pubblico. Grandi e piccini laboratorio dopo laboratorio hanno scoperto le tecniche e i segreti per prendersi cura di un piccolo orto, hanno piantato nuove sementi e prodotto nuovo fresco donato poi a Croce Rossa Sud Milano. La comunità che si riunisce e si prende cura della comunità.

“Un’estate difficile ma bella, piena di emozioni. Tornando sono riuscito a lavorare anche al riciclo dei prodotti dell’orto. Qua non si butta via niente: con gli scarti ci faccio il compost. Le ortiche invece le faccio macerare nell’acqua e poi spruzzo il preparato sulle rose. Sono antiparassitarie”.

E adesso?

“Adesso voglio costruire una casetta per gli attrezzi, c’è anche in programma una piccola serra per continuare la produzione anche in inverno, qua non si lascia niente al caso – spiega Giovanni e poi continua – che ci vuole a costruirle? Io ho fatto anche questo in vita mia, vedrete!”