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Perchè ogni giorno…sia Pasqua!!!

LUNEDÌ DELLA II SETTIMANA DI PASQUA

20 aprile 2020

Lettura del Vangelo secondo San Giovanni… cap. 1 versetti 35-42

In quel tempo. Giovanni stava là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo sul Signore Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro –, dove dimori?». Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Carissimi sorelle e fratelli,

è il tempo della Vita Nuova!!!

Tempo

di Rimanere con il Signore Gesù!

Nei Vangeli dei giorni passati, nella Settimana di Pasqua,

abbiamo più volte ascoltato una esortazione fatta dagli angeli

o da Gesù Risorto alle donne che erano andate al sepolcro:

Mt 28, 5; 7

“L’angelo disse alle donne:«…È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete»”

Mt 28, 10

“…Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno»”.

Mc 16, 5; 7

“…un giovane, seduto sulla destra, vestito d’una veste bianca…disse loro: «…Ma andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro: Egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto»”

Lc 24, 4; 6

“…due uomini presentarsi a loro in abito sfolgorante…dissero loro: «Non è qui, è risorto. Ricordatevi come vi parlò quando era ancora in Galilea…»”

Il brano del Vangelo di Giovanni che ascoltiamo oggi mette in evidenza,

pur senza citarlo direttamente, quel in Galilea che risuona più e più volte!

Perché questa insistenza dei Vangeli della Risurrezione?

Perché in Galilea?

Pur trovandoci nel pieno dei quaranta giorni del Tempo di Pasqua,

la pedagogia Liturgica della Madre Chiesa ci fa’ percepire il passaggio ad un clima di quotidianità, anche la struttura delle celebrazioni settimanali ce lo mostra: non c’è più il Gloria, nè il Credo, tre letture e non più quattro.

È proprio la quotidianità che ci mostra il significato dell’esortazione “in Galilea”.

Forse in questi periodi di quarantena per il covid-19

stiamo riflettendo e apprezzando il gusto della quotidianità, pensando a quante volte abbiamo svalutato e sottovalutato l’importanza dei giorni settimanali, fagocitati dai ritmi troppo spesso disumani della società di cui facciamo parte.

Non facciamo ancora l’errore che ci suggerisce il proverbio napoletano: “Passata la festa, gabbato lo santo!”

Tornare in Galilea per incontrare Gesù Risorto, significa fare e rifare il cammino dei primi discepoli, come ci racconta il Vangelo di Giovanni:

“…Giovanni stava là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo sul Signore Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!»…”

Tornare in Galilea significa scoprire e riscoprire ogni giorno che Gesù è l’Agnello di Dio,

Colui che è venuto a portare su di sé e a portare via il peccato, il male e la morte.

Colui che ci ha salvato e che sempre ci salva!

Tornare in Galilea significa scoprire questo ogni giorno per me con gioia nuova e– come Giovanni Battista – con entusiasmo indicarlo ogni giorno ai fratelli!

“…Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui…

Tornare in Galilea significa scegliere quel giorno, oggi, e ogni giorno,

nella quotidianità di vivere insieme a Gesù Risorto,

di dimorare e rimanere con Colui che è con noi sempre in ogni momento in ogni situazione:

«Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo» (Mt 28,20)

Il Signore Gesù non solo ha dichiarato esplicitamente di voler essere sempre con noi,

ma è fedele a questa promessa!

Lui vuole dimorare in me, in te, in noi!

Per me, per te, per noi rimane ogni giorno la domanda:

«Che cosa cercate?»

Cosa cerco? Chi cerco?

Voglio Te, Signore? O vado in cerca d’altro?

Desidero che Tu dimori in me, oggi nel mio quotidiano?

Ma c’è ancora di più!

Tornare in Galilea significa fare la stessa esperienza di Simone:

“…Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro…”

Anche io, tu, noi rimanendo con Gesù oggi e ogni giorno,

dimorando in Lui, possiamo vederci cambiare la vita, non tanto il nome.

Vivendo con Lui in noi nella quotidianità possiamo davvero diventare noi stessi!

“…A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio…” Gv 1, 12

Se la quotidianità è abitata dal Signore Gesù allora diventa unica, irripetibile!

Anche nella preghiera più bella insegnata da Gesù,

quella che ci dichiara e rende figli di Dio il Padre nostro ci viene fatto dire:

«dacci oggi il nostro pane quotidiano»

Nell’originale del Vangelo in Luca 11, 3, come in Matteo 6, 11,

la parola che noi traduciamo con quotidiano è in greco ἐπιούσιος (trasl.: epiüsios)

e significa super-sostanziale cioè «necessario a vivere».

Necessario per la vita dell’anima, del cuore dell’uomo!

Necessario perché l’uomo sia figlio di Dio!

 

Signore Gesù,

Tu sei il Pane quotidiano necessario,

da cercare, desiderare nella preghiera,

intendere nella Tua Parola.

Tu il Pane quotidiano necessario

– che quando sarà ancora finalmente possibile –

da ricevere nel nutrimento della Santissima Eucaristia

e di tutti i Sacramenti.

Tu, Gesù, Pane quotidiano necessario,

che profumi e nutri della Tua Presenza,

che riempi ogni gesto e ogni parola nostra

del Tuo Amore Divino.

Così ogni giorno, ogni istante,

anche quello che ci sembra il più scontato,

sarà sempre straordinario,

sarà sempre Pasqua!

 

Vi abbraccio e vi benedico con tutto il cuore!

Vostro in G. M. G.

Don Stefano